Ark 54

Descrescita

giugno 2025

Dopo aver indagato le architetture e i paesaggi della Produttività come traguardo e risposta a un diffuso sentimento di Insicurezza, Ark prosegue l’esplorazione delle idee di futuro individuate nel piano editoriale 2024-2025 per concentrarsi sulla Decrescita, una scelta individuale e collettiva rivelatrice di un’etica fondata su un ritrovato equilibrio. Una filosofia pratica, in cui riconoscere una diversa possibilità di evoluzione ai tumultuosi cambiamenti del tempo presente.
Nell’affrontare l’incertezza ripensando bisogni e modelli di consumo, nel suo essere un controcanto al primato dell’accumulazione, la decrescita trova i propri riferimenti nella pratica della lentezza, della ricerca paziente, della cura e della vita contemplativa. Più che sostenere una irrazionale negazione dello sviluppo, la decrescita indagata da Ark presuppone una decelerazione, capace di offrire un rimedio all’esposizione continua a segni e messaggi e alla loro ridondanza.
“Decrescere” è una scelta, compiutamente umana ma rinvenibile anche nel mondo naturale – dalla latenza al riposo -, che offre alla nostra specie la possibilità di sviluppare una psiche più ampia. La cultura occidentale è la meno preparata ad accogliere la decrescita, preferendo ad essa l’imperativo dell’accumulazione e l’accettazione dell’incertezza. A tal punto che l’inattività è una patologica assenza di pressione e non una condizione preziosa per concentrarsi sulle cose importanti.
Il brusio che distrae, disorienta e lascia inquieti trova in questo numero della rivista un controcanto fatto di concentrazione, di rinuncia all’inessenziale, ma anche di organizzazione di tempi e spazi che rispondono al bisogno di “vivere con dignità”. È un tema politico e non solo d’architettura.
All’assurdità ecologica di un nomadismo i cui gli oggetti, gli arredi e le stesse case sono mobili come i container di una darsena portuale, la decrescita presuppone una stabilità da cui contemplare l’impermanenza.

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