Ark 53

Produttività

marzo 2025

Quando venne presentato per la prima volta all’esposizione di prodotti per ufficio BEMA di New York, nell’ottobre del 1965, il primo calcolatore da tavolo programmabile Programma 101 della Olivetti stabilì non soltanto un formidabile primato mondiale nella nascente tecnologia informatica ma diede avvio a una separazione, che da quel momento in poi non avrebbe conosciuto riconciliazioni ulteriori, tra produttività e redistribuzione della ricchezza. Con l’introduzione di un primordiale personal computer negli uffici e nelle fabbriche di allora la curva dei profitti, ottenuti da una produzione per unità di tempo sempre più efficiente, registrava una straordinaria ascesa che la portava ad allontanarsi progressivamente dalla linea, assai meno pronunciata, che rappresentava la crescita dei compensi dei lavoratori.
In una prospettiva diversa e in equilibrio tra accentramento di capitali e reti di microimprese, la produttività può trovare applicazione in un sistema in cui la dimensione artigianale e la produzione in serie per il “grande numero” si integrano e redistribuiscono la ricchezza prodotta sotto forma di welfare.
La produttività diventerebbe, da un lato, una risorsa per praticare lavori diversi e, dall’altro, per sviluppare conoscenza e cura e per dirigere le proprie azioni oltre se stessi, al di là di un interesse individuale, ibridando i benefici della standardizzazione con le libertà espressive di produzioni irriproducibili.
L’efficientamento tecnologico non avrebbe il solo scopo di “abilitare” consumatori allenati a scegliere prodotti e servizi differenziati, esautorandoli dall’essere loro stessi “produttori”, quanto di liberare gli individui da un ruolo passivo. La produttività, da traguardo fine a se stesso, potrebbe allora dare vita a un’esistenza più ricca di significati immateriali.
Agli imperativi della “produttività infinita” e della crescita senza lavoro che porta a sperimentare disuguaglianze intollerabili fanno da contraltare nuove traiettorie, progetti per i quali ingaggiare un percorso di miglioramento dell’efficienza. A liturgie obsolete, fondate sull’accumulazione di oggetti feticcio, fanno fronte condotte e convinzioni che riabilitano il senso della misura.

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