ARK 53

PRODUTTIVITA'

MARZO 2025

Comitato Scientifico

Matteo Agnoletto, Gianenrico Bernasconi, Juan Calatrava, Andrea Canziani, Franco Farinelli, Silvia Loddo, Renata Meazza, Sara Protasoni, Massimiliano Savorra, Annalisa Viati Navone

Direttore

Davide Pagliarini

Comitato di Redazione

Francesca Acerboni, Michela Bassanelli, Giovanni Comoglio, Michela Facchinetti, Giovanni Emilio Galanello, Francesca Gotti, Jacopo Leveratto, Marco Mazzola, Lara Monacelli Bani, Maria Claudia Peretti

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Abstract

Quando venne presentato per la prima volta all’esposizione di prodotti per ufficio BEMA di New York, nell’ottobre del 1965, il primo calcolatore da tavolo programmabile Programma 101 della Olivetti stabilì non soltanto un formidabile primato mondiale nella nascente tecnologia informatica ma diede avvio a una separazione, che da quel momento in poi non avrebbe conosciuto riconciliazioni ulteriori, tra produttività e redistribuzione della ricchezza. Con l’introduzione di un primordiale personal computer negli uffici e nelle fabbriche di allora la curva dei profitti, ottenuti da una produzione per unità di tempo sempre più efficiente, registrava una straordinaria ascesa che la portava ad allontanarsi progressivamente dalla linea, assai meno pronunciata, che rappresentava la crescita dei compensi dei lavoratori.
In una prospettiva diversa e in equilibrio tra accentramento di capitali e reti di microimprese, la produttività può trovare applicazione in un sistema in cui la dimensione artigianale e la produzione in serie per il “grande numero” si integrano e redistribuiscono la ricchezza prodotta sotto forma di welfare.
La produttività diventerebbe, da un lato, una risorsa per praticare lavori diversi e, dall’altro, per sviluppare conoscenza e cura e per dirigere le proprie azioni oltre se stessi, al di là di un interesse individuale, ibridando i benefici della standardizzazione con le libertà espressive di produzioni irriproducibili.
L’efficientamento tecnologico non avrebbe il solo scopo di “abilitare” consumatori allenati a scegliere prodotti e servizi differenziati, esautorandoli dall’essere loro stessi “produttori”, quanto di liberare gli individui da un ruolo passivo. La produttività, da traguardo fine a se stesso, potrebbe allora dare vita a un’esistenza più ricca di significati immateriali.
Agli imperativi della “produttività infinita” e della crescita senza lavoro che porta a sperimentare disuguaglianze intollerabili fanno da contraltare nuove traiettorie, progetti per i quali ingaggiare un percorso di miglioramento dell’efficienza. A liturgie obsolete, fondate sull’accumulazione di oggetti feticcio, fanno fronte condotte e convinzioni che riabilitano il senso della misura.

Sommario

Ai lettori / Produttività

Testo di Davide Pagliarini

 

Editoriale / Produttività

Testo di Davide Caselli

 

Crossing / Come si misura la produttività nei territori contemporanei?

Incontro con Davide Sapienza e Filippo Simonetti
A cura di Maria Claudia Peretti

 

900 lombardo / L’“organismo” fabbrica

Osvaldo Borsani, Eugenio Gerli e Marco Fantoni, stabilimento Tecno, Varedo, 1974-1977
Testo di Chiara Lecce

 

Enciclopedia del saper fare / Quando forma e struttura coincidono

Luigi Moretti, Pensilina di ingresso alla Società Anonima Pellami, Induno Olona (Varese), 1956
Testo di Francesca Zanotto

 

Contemporaneo lombardo / Una rivoluzione silenziosa

FuGa_Officina dell’Architettura (Francesco Ursitti), Microutopia, Milano, 2013 – 2017
Testo di Marco Mazzola
Fotografie di Stefano Bernardoni

 

Officina / Ogni terra si accende

Testo di Lara Monacelli Bani
Da una conversazione con Scame, Parre (Bergamo), Germana Trussardi e Paolo Belloni

 

Incontri ravvicinati / Il palazzo dei diamanti

Vittorio Rossi (architettura), Lorenzo Cobianchi (strutture), edificio per esposizione di mobili Colleoni Arredamenti, Curno (Bergamo), 1972-74
Testo e fotografie a colori di Davide Pagliarini
Incontro con i testimoni a cura di Michela Facchinetti

 

Land / Il paesaggio del campo

Bruno Morassutti, Centro d’istruzione IBM, Novedrate, 1970-1974
Testo di Jacopo Leveratto, Politecnico di Milano
Foto a colori di Valentina Marcarini

 

Fotografia / La variabile umana

Guido Sechi, Michele Cera, Tolyatti, 2020
Fotografie a colori di Michele Cera
Testo di Giovanni E. Galanello

 

La città rimossa / Imparare a riprendersi l’energia

La comunità energetica della Cooperativa Di Mano in Mano, Cooperativa Ènostra e Comunità del Castellazzo, Cambiago, Milano
Testo di Francesca Gotti
Fotografie di Giovanni Emilio Galanello

 

Wunderkammer

Objectified, Gary Hustwit
Consumo, dunque sono, Zygmunt Bauman
Dante Bini. Mechatronics, Antonio Pennacchio e Giulia Ricci
Changemakers – The Industrious Future Of The Digital Economy, Adam Arvidsson
After Work, Erik Gandini
A cura di Michela Facchinetti