Storia
Testo di Imma Forino
Politecnico di Milano, Comitato scientifico di Ark
Una rivista non nasce per caso, non nasce in maniera asintomatica, ma ha una sua storia: Ark è profondamente legata al territorio da cui trae origine, Bergamo e il suo intorno. Nasce nel 2010 come supplemento de L’Eco di Bergamo e dal 2010 ad ora, la rivista ha avuto varie trasformazioni, ognuna ascrivibile ai suoi comitati e al direttore scientifico della rivista -quando c’è stato- dei quali possiamo individuare quattro fasi di intenti. Ark ha sempre avuto un carattere monografico, ogni numero ha cioè riguardato un tema particolare, la monografia di un numero si è poi dispiegata attraverso una serie di rubriche molto diverse nei vari anni e attraverso moltissimi autori, diversi tra loro anche come tipo di impostazione, che hanno collaborato nel tempo alla rivista.
Ark nasce nel 2010 e la prima fase è curata da Paolo Mestriner, Giuliano Venturelli e Paolo Vitali. I primi numeri sono pubblicati in due anni, dal 2010 al 2012 e sono associati alle tipologie dell’architettura: si parla di residenze, di scuole, di edifici per lo sport, di chiese e di industrie. Si aggiungono alcuni approfondimenti sugli interni -un tema che ritornerà nell’ultima fase della rivista- e sui centri del commercio. Il numero 7 del 2011 è un numero un pò intermedio e particolare poiché dedicato alle nuove idee per la città di Bergamo: Ark non si accontenta di registrare il presente, ma si interroga sul futuro della città. La rivista ospita alcune rubriche: Past e Present, su architetture del passato e nuove, rubriche che ritroviamo anche nei numeri recenti sebbene sotto nomi diversi –900 Bergamo, 900 Lombardo e Contemporaneo Lombardo-; Reporter sul viaggio in relazione alle città e ai loro problemi contemporanei. La prima fase dell’avventura di Ark si chiude con i numeri 9 e 10 del 2012, il primo dedicato specificatamente alla professione, si parla di costruire in Classe A, e l’altro all’architettura sostenibile. Nell’anno 2012 il comitato scientifico si amplia di nuove firme, oltre a Mestriner e Venturelli, ci sono Paolo Belloni, Andrea Gritti e Giampaolo Gritti, cambia inoltre la copertina della rivista: inizialmente ad un unico colore, era monocromatica e vi campeggiava il logotipo Ark, col nuovo comitato scientifico diventa molto riconoscibile nel panorama editoriale perché una grande immagine di una architettura compare sulla prima di copertina. È un’immagine però complessiva di un’architettura, non è il dettaglio che vedremo negli ultimi numeri della rivista.
Nel 2013 la rivista cambia per la prima volta, si apre una nuova fase, una seconda fase a mio parere, e il primo numero si incentra sui Luoghi comuni (Ark 11), un’abile gioco tra le parole e l’architettura. Il comitato scientifico è formato da Andrea Gritti, Paolo Mestriner, Giuliano Venturelli e Davide Pagliarini. I titoli monografici sono molto diversi dal passato, non più tanto incentrati sulla professione, ma ampliano il loro punto di vista (Quartieri, Rovine, Interni, …). La rivista inoltre assume altre rubriche: Land dedicata al paesaggio e Crossing che raccoglie voci provenienti da saperi diversi dall’architettura, intervengono infatti sociologi, economisti, curatori, artisti, che si interrogano sui temi monografici trattati.
Con il numero 15 del Maggio 2014 si apre la terza fase della rivista, guidata da Gritti, Mestriner e Pagliarini. In pochi anni Ark è molto cambiata, si è differenziata, ha ampliato il proprio sguardo critico affidando ora ai guest editor, studiosi e teorici della cultura architettonica contemporanea di volta in volta invitati, il compito di riflettere sugli argomenti affrontati in un singolo numero o su un tema specifico evocativo di un modo di pensare l’architettura nei termini di teoria oltre che di prassi. Carmen Andriani si occuperà di Confini (Ark 15), Giovanni Leoni di Comunità (Ark 16), Renato Bocchi di Terre (Ark 17), Alberto Ferlenga e Benno Albrecht della Milano-Bergamo. 49 km secondo due diverse prospettive indagate in due numeri in particolare (Ark 18 e Ark 19) significativi perché aprono la stagione delle mostre. Ark infatti nel 2015 ha curato una mostra, intitolata appunto Milano-Bergamo. 49 km visti dall’autostrada, presso la Fondazione Dalmine. La comunicazione editoriale diventa comunicazione visiva e si apre soprattutto ad un pubblico di non specialisti. Chiaramente Ark è destinata ad un pubblico di professionisti, di architetti, di designer, mentre la mostra in qualche modo interessa un panorama più ampio della cultura architettonica ed interagisce con un pubblico più vasto.
Dal 2016 inizia la quarta fase della rivista, consolidatasi sino all’oggi: vi è un’ulteriore cambio di passo, si istituisce un direttore scientifico, Davide Pagliarini, e la rivista assume un assetto più conforme alle riviste presenti nel nostro panorama editoriale, c’è un comitato scientifico di cui fanno parte Federico Bucci (storico dell’architettura), Imma Forino (storica dell’architettura), Massimiliano Savorra (anch’egli storico dell’architettura), Franco Farinelli (geografo), Silvia Loddo (storica della fotografia), Renata Meazza (antropologa) e un comitato di redazione variabile che si misura di volta in volta sui temi della rivista. A questa nuova regia corrispondono alcune nuove modifiche di forma e di contenuto anche se in continuità con la storia precedente di Ark. L’immagine fotografica della copertina si concentra ora solo su un dettaglio: questo spostare lo sguardo da un panorama complesso, da un’architettura ad un dettaglio invita in qualche modo ad una concentrazione particolare da parte del lettore. I contenuti diventano più trasversali rispetto alle prime stagioni di Ark, abbiamo declinazioni monografiche – Camere (Ark 20), Sguardo terrestre (Ark 21), Dal cielo (Ark 22), ovvero dall’alto, e Subterra (Ark 23) ad esempio sono i temi dell’anno 2017 -. Nuove rubriche completano le precedenti: Fotografia, La città rimossa, Enciclopedia del saper fare che indaga componenti e i dettagli che costruiscono un’architettura, Wunderkammer su approfondimenti bibliografici relativi al tema indagato e Lemmario, che ripercorre alcune parole chiave di ogni argomento trattato monograficamente da Ark. Infine, le ricerche non riguardano più unicamente Bergamo e il suo immediato intorno, ma si ampliano all’intera Lombardia. Concludendo, nei suoi primi 10 anni di vita Ark è cambiata molto, ma è rimasta fedele a sé stessa, pur allungando il suo sguardo critico non ha perso la sua anima, che è anche la sua ragion d’essere, ovvero la città di Bergamo come racconto e intrepretazione della realtà architettonica e quale memorabile infanzia da cui tutto è partito.